
Una mostra per ricordarne la professionalità e la passione
Nella festività patronale di San Martino, la rassegna di antichi mestieri o arti da intenditori alla sua seconda edizione è stata affiancata dalla mostra a tema sul cestaio, dedicata a quel Pino d’Batitén (all’anagrafe Giuseppe Bianchi) di San Quirico che, a memoria d’uomo, fu il cestaio storico del paese.
Affabile e schivo, seduto sulla sedia impagliata, gli attrezzi e i materiali a portata di mano, eseguì a mano oggetti belli e utili nella quotidianità della vita rurale ancora esente dall’invasione della plastica e dall’attuale economia di mercato.
Intrecciò con movimenti rapidi e sicuri rami – materiali poveri e abbondanti in campagna- di salice, di vimine, di arbusti del bosco o anche di corteccia di nocciolo e castagno. Produsse per tutta la vita non solo ceste, cestini e cestoni per contenere in deposito o trasportare uva, frutta, verdure, biancheria ma anche ceste per chioccia e gabbie varie, vassoi, culle per bambini, il vaglio per mondare granaglie, oggetti d’arredo decorativo per abitazioni, oggi ancora usati nelle case di Orsara e non solo.
Per questa vasta gamma di produzione, il suo ruolo fu importantissimo; la sua bottega fu assai frequentata anche da chi voleva imparare quest’arte millenaria e cercava di imitare le composizioni armoniose e originali del “maestro”, prodigo a indirizzare la mano e ad orientare affinchè il risultato fosse gratificante per l’allievo.
E poiché, come per gli altri artigiani, anche per il cestaio prioritari erano i lavori in campagna, il tempo privilegiato per il confezionamento delle “commesse” fu l’inverno, quando anche la ramaglia, raccolta in estate, aveva raggiunto un’essicazione adeguata alla lavorabilità. Manici, contorni, capienza, foggia di ogni prodotto furono sempre accurati a garanzia di tenuta e di funzionalità e talora le forme d’intreccio e la scelta delle colorazioni naturali dei rami ottennero all’oggetto anche un decoro artistico.